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Michele VIII.

Imperatore d'Oriente. Appartenente alla dinastia dei Paleologhi. Figlio di Andronico Paleologo e nipote di Alessio III Angelo, alla morte di Teodoro II Lascaris, imperatore di Nicea, si impadronì del governo facendosi incoronare imperatore, insieme al legittimo successore Giovanni IV, ancora troppo giovane per esercitare il potere (1259). Nel tentativo di legittimare la propria investitura di fronte ai Greci, mirò a riconquistare Costantinopoli ai Latini e a restaurare l'Impero bizantino, dopo la parentesi dell'Impero latino sorto con la quarta Crociata. A questo fine M. stipulò con i Genovesi il trattato di Ninfeo, in funzione antiveneziana, e occupò Costantinopoli (1261). Quindi, M. pensò di consolidare il proprio potere esiliando il legittimo erede al trono, Giovanni IV. Tentò poi, a più riprese, di estendere il dominio territoriale del decaduto Impero, riportandolo agli antichi confini: combatté nel Peloponneso con esiti alterni, consolidò le acquisizioni dell'Impero nei Balcani, stroncò la resistenza del despota d'Epiro, si oppose ai Bulgari, riuscì a fiaccare il più importante Stato latino orientale, quello della Morea, grazie alla vittoria riportata sul principe Guglielmo di Villehardouin. Fallirono invece i suoi tentativi di riconquistare Creta e nel 1265 venne sconfitto dai Bulgari in rivolta. Un serio pericolo si profilò nel 1268, allorché il nuovo re di Sicilia, Carlo d'Angiò, progettò una spedizione nei Balcani e contro la stessa Costantinopoli; l'emergenza fu superata grazie alla stipulazione di un'alleanza con Genovesi e Veneziani, e per l'intervento del re di Francia Luigi IX. Sempre allo scopo di isolare diplomaticamente e militarmente Carlo d'Angiò, l'imperatore concluse un'alleanza con il papa, cui promise l'unione delle Chiese romana e greca, nel pieno riconoscimento del primato religioso di Roma. Tale unione venne solennemente proclamata nel corso del Concilio di Lione (1274). Questo non valse a trattenere il re di Sicilia, che nel 1281 fece invadere l'Albania; le sue truppe, tuttavia, furono annientate e l'impresa non poté essere ritentata poiché l'anno seguente scoppiò la rivoluzione del Vespro (1282), che impegnò duramente re Carlo sul fronte interno. Ormai libero da ogni pericolo a Occidente (aveva riconquistato tra l'altro diverse isole dell'Egeo), l'imperatore diresse le sue mire espansionistiche verso Oriente; tuttavia a Pacomio, sul Mar Nero, fu colto da morte improvvisa (Nicea 1225 - Pacomio 1282).